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By Danilo Zolo

Il quantity raccoglie una serie di saggi sul tema delle guerre “umanitarie” e delle guerre preventive, scatenate nell’ultimo ventennio dalle potenze occidentali, in palese violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale generale. L’accento è posto sul processo di “normalizzazione” della guerra di aggressione, sulle strategie militari della “lotta al terrorismo” e sui nuovi apparati di comunicazione di massa usati in line with giustificare moralmente e giuridicamente le stragi di persone innocenti. Sullo sfondo Danilo Zolo propone una nozione profondamente diversa di “terrorismo” rispetto alle formule opportunistiche varate dagli Stati Uniti e servilmente accolte dalla grande maggioranza dei paesi europei e dei loro giuristi accademici. los angeles guerra di aggressione non come strumento principe della tutela dei diritti dell’uomo, ma conflitto fortemente asimmetrico, in cui gli strumenti di distruzione di massa da parte delle grandi potenze sono stati consapevolmente usati consistent with fare strage di civili inermi e diffondere il terrore. Il fatto che in Occidente ci sia ancora chi, come gli esponenti dell’attuale governo italiano, continua a definire queste guerre “umanitarie” e persino “democratiche” – sostiene Zolo – chiarisce perché quello che gli Stati Uniti e l’Europa chiamano worldwide terrorismo, anziché essere sconfitto, si diffonde sempre più in tutto il mondo sino a diventare los angeles sola risposta – tragica, impotente e nichilista – dei popoli oppressi dallo strapotere terroristico delle grandi potenze.

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Dichia rando che «chiunque enuncia un fatto che gli sembra degno di credenza o che la sua opinione ritiene vero, non mente, anche se il fatto è falso», sant’Ago stino sembra escludere il mentire a se stessi o, «l’ingannarsi» come «mentire a se stessi». È un quesito che non ci abbandonerà più e del quale, più a vanti, dovremo misurare la portata politica: è possibile mentire a se stessi? E ogni autoinganno, ogni astuzia verso se stessi merita il nome di menzogna? Più semplicemente: come interpretare l’espressione «se tromper», ingannarsi, il cui idioma è così ricco e così equivoco in francese?

Ma, seconda complicazione, si deve distinguere anche fra la storia del concetto di menzogna e una storia della menzogna in sé, una storia e una cultura che affettano la pratica della menzogna, le maniere, le mo ti va zioni, le tecniche, le vie e gli effetti del la menzogna. All’interno di una sola cultura, dove regnerebbe senza riserve un concetto unico e identificabile della menzogna, l’e spe rienza sociale, l’interpretazione, la mes sa in atto del mentire può cambiare. Il mentire può dare luogo a un’altra storicità, a una storicità interna della menzogna.

Esiste, allo stato pratico o teorico, un concetto dominante della menzogna nella nostra cultura? Perché richiamarne fin da ora i tratti? Sono tutti aspetti che formalizzerò a modo mio, con la speranza che sia un modo vero, giusto e adeguato, perché non è una cosa tanto semplice, e se mi sbaglio, l’errore potrebbe essere una menzogna soltanto in vir tù della doppia condizione che io l’abbia fatto espressamente, ovvero che dica intenzionalmente altro da ciò che penso di pensare, e soprattutto che quel che dico danneggi qualcuno in qualche modo, me stesso o un altro.

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