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Comunque, in questo senso di ‘oggettivamente certo’ ci sono conoscenze certe (quelle delle verità analitiche), anche se non sono tra le piú interessanti. Piú spesso, credo, la certezza oggettiva è intesa come non rivedibilità: sono oggettivamente certe le credenze e le asserzioni che non avremo mai ragione di ritrattare. Ma Quine, Popper e altri filosofi hanno insistito che nessuna credenza o asserzione ha questa caratteristica: non possiamo in nessun caso escludere di trovare un giorno che c’è ragione di abbandonare anche le credenze che oggi ci sembrano piú salde e meglio giustificate.

Questi esempi dimostrano che una credenza o un’asserzione possono essere giustificate2 e tuttavia false. C’è un terzo uso di ‘giustificato’ e ‘giustificazione’ in cui questa possibilità è esclusa a priori. Diciamo a volte (come ci è venuto da dire un momento fa): «Se non è vero, non era davvero giustificato»; oppure parliamo – magari un po’ ingenuamente – di «credenze giustificate da come stanno le cose nel mondo», la quale giustificazione sarebbe prerogativa esclusiva delle credenze vere (Baghramian 2004, p.

Diremmo che l’interrogato non sapeva davvero che si trattava di un Macaone. » ha sempre (deve avere) un fondamento specifico, dev’esserci una «ragione per insinuare» che non sia vero, nel senso di un modo specifico, o di un certo numero limitato di modi specifici, in cui si insinua che quest’esperienza o questo oggetto potrebbe essere finto […] Se il contesto non chiarisce [qual è questo modo], allora ho diritto di domandare «Che cosa hai in mente? Hai in mente che potrebbe essere impagliato, o qualcosa del genere?