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Voi giovani siete immersi nel doppio effetto della reale uscita dalla tradizione, e della dimensione immaginaria della falsa contraddizione. Siete d’altro canto, io lo credo, sulla soglia di un nuovo mondo, quello della simbolizzazione egualitaria. Il lavoro non è semplice: fino a oggi, tutte le simbolizzazioni sociali sono state gerarchiche. Dovete dunque accordare la vostra soggettività a un compito completamente nuovo: l’invenzione, contro la rovina del simbolico nell’acqua gelida del calcolo capitalistico e contro il fascismo reattivo, di una nuova simbolizzazione.

Ma comincerò da parecchio lontano, da un episodio molto noto che riguarda la filosofia: Socrate, il padre di tutti i filosofi, fu condannato a morte sotto il capo d’accusa di «corruzione della gioventù». La primissima ricezione ufficiale della filosofia prende la forma di un’accusa molto grave: il filosofo corrompe la gioventù. Allora, adottando questo punto di vista, dirò molto semplicemente: il mio fine è corrompere la gioventù. Ma che cosa vuol dire «corrompere», anche nello spirito dei giudici che condannarono a morte Socrate con l’accusa di corrompere i giovani?

Dedico quel che dirò ai miei tre figli, Simon, André e Olivier. Mi hanno insegnato tutto, a volte in maniera un po’ dura, su che cos’è un figlio, tanto per sé stesso quanto per i suoi genitori. Vorrei partire da un mito concettuale: l’insieme che, all’interno dell’opera di Freud, formano Totem e tabù e L’uomo Mosè e la religione monoteistica. Nello stile delle figure fondatrici, alla Hegel, Freud ci racconta una storia in tre grandi capitoli. Il primo è quello dell’orda primitiva, in cui il padre gaudente si appropria di tutte le donne e la rivolta dei figli prepara l’assassinio di quel padre, il che dà origine a un patto per cui i figli si organizzano fra loro per gestire la situazione nel modo più egualitario possibile.