By Andrea Aromatico
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La filosofia fenomenologica si impegna a descrivere il mondo a partire dall’intenzionalità soggettiva, ignorando – nel senso dell’inglese ignoring – quel che sappiamo del mondo di cui siamo parte; analogamente Freud si impegna a descrivere il nostro rapporto con la realtà a partire da ciò che per lui è essenziale, il Lust-Ich, il soggetto del desiderio-godimento. La sua genealogia della soggettività include così anche una genesi della soggettività cognitiva, oggettiva, razionale. La genealogia di Freud ha sedotto molti filosofi proprio perché essa osa descrivere l’origine della correlazione fondamentale tra soggettività e mondo: ricostruire, o forse ancor meglio costruire, quella separazione matriciale tra soggetto (Io lo chiama Freud) e mondo a partire da cui anche ogni spiegazione scientifica – derivata, successiva, tardiva – è pensabile.
Alcuni già obiettavano a Freud che l’analista si sistema per trovare sempre conferme a quel che pensa lui; anticipavano le critiche di Karl Popper, secondo il quale la psicoanalisi rende impossibile qualsiasi confutazione delle proprie ipotesi. L’analista direbbe: “…quando l’analizzato ci approva, ha ragione; ma quando ci contraddice, questo è un segno della sua resistenza ed egli ci dà ancora ragione”9. Insomma, “se è testa vinco io; se è croce perdi tu”. Per Laplanche e Pontalis questa obiezione vale anche per la tesi freudiana della Verneinung.
Non si tratta solo di agiografie, ma di letture che mettono in atto una militanza, simile alle militanze politiche, etiche, religiose o pedagogiche. Era il tipo di lettura che si faceva di Marx, di Lenin, di Gramsci, anni fa abituale tra tanti intellettuali: per dimostrare la validità strategica della propria linea politica. Oppure, in campo religioso, una certa lettura del Vangelo, o di S. , che autorizzasse la propria visione del cristianesimo. In questa accezione, il testo di Freud diviene un vero e proprio testo di culto, come la Torah per gli autori talmudici, Testo sacro che contiene il nocciolo di tutte le verità, e che l’esegesi attuale ha il compito di esplicitare.