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By Giovanni Brizzi

Le pagine devote alle vicende dell'assedio di Gerusalemme sono avvincenti, los angeles cronaca è stringata, esatta, senza sbavature, a tratti asciutta come il giornale di guerra di uno Stato Maggiore. Giovanni Brizzi dà formidabile prova della sua personalità di studioso attento alle fonti, rigoroso nel metodo, e al pace stesso efficace, spesso trascinante nella qualità di scrittura. Un libro a dir poco straordinario.

Franco Cardini, "Avvenire"

Qualcosa di tremendo e sconosciuto scuote il mondo nel primo secolo dopo Cristo, scardina l. a. polis antica e mina le fondamenta dell'impero. Giovanni Brizzi fornisce dati agghiaccianti. Nello spazio mediterraneo i morti sono quelli di una piccola Shoah. Scavi recenti nelle fondamenta di Cirene hanno portato in luce i segni di un vero e proprio cataclisma. consistent with l. a. prima volta Roma si trova di fronte a combattenti fanatici e indomabili, ebbri di furore religioso. Da allora i due mondi si divideranno e los angeles proverbiale capacità di assorbimento dei Romani nei confronti di tradition 'altre' nulla potrà con i titolari della prima religione del Libro.

Paolo Rumiz, "la Repubblica"

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Ma, in questo caso, qual è la patria? Sarà la terra in cui l’Ebreo vive e risiede o in cui è nato – Filone, ricordiamolo, è di Alessandria –, o non sarà piuttosto la lontana Palestina? E, soprattutto, la Città Santa, la ‘metropoli’ che costituisce per tutta la Diaspora il centro propulsore e, insieme, l’ineludibile punto di richiamo? Rispetto al modello della colonizzazione greca subdolamente suggerito da Filone le analogie restano dunque minime, forzate e sostanzialmente ingannevoli; ed è chiaro che anche per Filone il parallelo con il movimento coloniale ellenico è solo una suggestione di comodo (benché, forse, sia l’idea che il sapiente alessandrino più vorrebbe veder realizzata), un seducente confronto che egli cerca di proporre al potere egemone.

C’è un altro elemento di cui tener conto. C. in ambienti ebraici non ortodossi emersero diversi tratti marcatamente iranici, alcuni dei quali erano in realtà presenti, anche se in maniera più sfumata, fin dai tempi del Ritorno. C. , è fortissimo, ad esempio, il richiamo alla battaglia escatologica fra gli Eserciti della Luce e le Forze delle Tenebre (con le quali Roma finì per essere identificata), tipico della religione zoroastriana. Ma se l’Iran aveva mantenuto (e mantenne sempre) una propria identità statuale definita e autonoma durante tutta l’età antica, sia pure nel susseguirsi di dinastie diverse, nella Giudea nata dall’Esilio si avvertì più forte che mai il bisogno di riconoscersi in una realtà territoriale indipendente.

Alimentata dallo ‘zelo’ di molti, dalla loro fervida osservanza della Legge, la rivolta maccabaica sfociò in un’aspra e lunga guerra contro il potere seleucide, costellata di innumerevoli atrocità da una parte e dall’altra. Come è stato detto, poteva «essere ebraico solo uno Stato che seguisse unicamente le prescrizioni della Legge»; e «uno Stato ebraico implica che tutto, al suo interno, sia ebraico». Infine vittorioso, il movimento dei Maccabei portò, almeno inizialmente, alla costituzione di uno Stato ideologico il cui principio era il Giudaismo «e che seguiva la sua Legge religiosa»30: uno Stato – che oggi definiremmo confessionale – al cui interno il vertice politico e quello spirituale finirono spesso per combaciare, con la coincidenza talvolta nella stessa persona della figura del sovrano verso il quale andò crescendo l’ostilità dei Farisei, e di quella del Gran Sacerdote.

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